⚠️⚠️AVVERTENZE PER LA LETTURA⚠️⚠️
Questo post è totalmente privo di senso. Assente di cognizione di causa, di logica . Alcuni di voi potrebbero addirittura trovarlo fastidioso e poco rispettoso.
Ma il suo intento è dare sfogo ad una semplice sensazione che ,romanzata e senza alcun limite creativo e morale, mi porta da tempo a complottistiche elucubrazioni sui fatti avvenuti…
…il giorno 26 gennaio 2020: giorno della morte di Kobe Bryant
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Sono da sempre un grande appassionato di viaggi del tempo e teorie annesse: trovo affascinante il concetto, portatore di domande esistenziali e grande stimolo per una concezione più universale del concetto di realtà in cui viviamo.
Come tanti, è un mondo che mi è stato aperto da “Ritorno al Futuro”: da li ho trangugiato ogni teoria, film e racconto che ne trattasse il tema;
Senza andare troppo in profondità, possiamo dare per “popolari” 2 grandi teorie rispetto alla concezione dei viaggi del tempo :
- Teoria 1) La linea temporale è una linea retta, unica ed indissolubile che se modificata in un qualsiasi punto del passato, porta a cambiamenti che influiscono sul nostro presente e sul nostro futuro
- Teoria 2) Ogni cambiamento causato alla linea temporale ne causa la creazione di una alternativa, una retta che mai incontrerà la linea da cui proveniamo ma che avrà di conseguenza al nostro cambiamento una realtà distorta rispetto alla nostra. Tuttavia indipendentemente da cosa cambiamo, una volta tornati nella nostra di linea ci ritroveremo nel nostro solito presente, ma responsabili di aver generato degli universi temporali paralleli.
Assodato questo (sempre per diletto e story telling, non sono uno scienziato ne ambisco ad esserlo) ad un certo punto della mia vita incontro un film che approfondisce un ulteriore ipotesi di sviluppo delle conseguenze della Teoria 1:
The Butterfly Effect
Inutile dire che me ne innamoro, mi appassiono e rimango colpito di quanto forse percepisca che implicitamente ci sia del giusto, nelle perverse conseguenze che comportano cambiare la propria linea temporale in cui viviamo. Un potere troppo grande per poter esser gestito da noi umili e poco evoluti umani;
in Butterfly Effect infatti il messaggio morale implicito è proprio questo : non importa cosa e come cambierai il tuo passato coi viaggi del tempo, il solo fatto di aver “osato” farlo comporterà dei cambiamenti sempre più drammatici per te e per chi partecipa alla tua vita (concetto un po’ inatteso nel finale del film ma in fondo è sempre un film, e il regista ad un certo punto deve decidere se chiuderlo “bene o “male”)
” Perchè cavolo sto leggendo questo, poi in una pagina che tratta di pallacanestro ?” Vi starete chiedendo ?
Perchè la sensazione che prova il protagonista del film nel comprendere il concetto di “effetto farfalla” durante i suoi viaggi nel passato (il battito d’ali di una farfalla scatenerà un uragano che Dio in persona non potrà fermare) è, penso, la sensazione che ho provato io il giorno in cui ho appreso della morte di Kobe.
La prima cosa che ho pensato, ad istinto è proprio stata: ” No, c’è qualcosa che non va.”
Non sono stato in grado di accettare coscientemente l’accaduto come semplice ma drammatica tragedia del caso, fino a che non ho letto l’ultimo rapporto ufficiale sulla faccenda. Con fare complottistico mi sono immerso da subito nella ricerca di un colpevole, di una prova che ci fosse dell’intenzione in quello che è successo. Nulla ovviamente è mai emerso.
A quel punto forse per disperazione e non accettazione della realtà priva di ogni logica morale, sommando la drammatica evoluzione del nostro presente da quel momento in poi della situazione mondiale, ho lasciato che la mia mente collegasse tutti questi concetti espressi fino a qui, e partisse con la narrativa romanzata della vicenda che ancora oggi porta le conseguenze .
Immaginate di viver in un mondo in cui da un po’ ormai, è in atto un processo lento e subdolo per addormentare le coscienze delle persone, e spegnere la capacità di ragionare e crearsi un opinione; immaginate che dietro tutto questo ci sia il piano diabolico di una serie di potenti che, avidi di potere necessitano un popolo la cui evoluzione si fermi, il cui intelletto si atrofizzi, in modo da poterli manovrare a loro piacimento.
Ora pensate a quello che stava per iniziare a fare Kobe: partendo dallo sport stava per esportare ovunque un concetto, una filosofia, che avrebbe avuto come primo principio quello di insegnare a chiunque come, con la volontà, dedizione e determinazione, poter arrivare a raggiungere QUALSIASI obiettivo. La mamba Mentality è il sinonimo di una coscienza attiva e e in continua evoluzione, uno stimolo ad ottimizzare le proprie competenze e a migliorarsi in ogni secondo della propria esistenza attraverso il metodo e il pensiero costruttivo.
Ora che abbiamo tutti gli attori in campo immaginiamo una realtà in cui Kobe non muore, e semina e coltiva il suo seme nelle nostre menti, nelle menti delle nuove generazioni; un mondo in cui, attraverso il suo seguito e la sua mitizzazione ispira molti di noi a sposare la Mamba Mentality, creando di fatto un esercito di oppositori contro quel grosso potere che ci vorrebbe spenti e atrofizzati, un mondo in cui quel potere non può vincere perchè è il risveglio delle coscienze collettivo ad aver la meglio.
Un futuro in cui questi potenti, feriti e condannati all’estinzione, trovino il modo per tornare indietro, e scelgano un momento specifico in cui intervenire per far si che quel seme neanche venga piantato davvero…quel maledetto 26 gennaio 2020.
Da quel giorno la mia percezione della realtà è distorta, il senso di non appartenenza è perpetuo, il paradosso dei problemi mondiali che stiamo affrontando oggi e l’esplosione di problemi ben più noti nella storia ma mai così evidenti e distruttivi , sembran quasi la punizione per aver di fatto, cambiato il vero corso del tempo, distorcendo il tempo e condannandoci a questa realtà ben più dispotica di quella in cui dovremmo essere.
Quel giorno giorno tutto è cambiato e ha assunto una direzione sbagliata.
Ma probabilmente la mia fervida immaginazione è semplicemente colpevole del non accettare la morte dell’unica persona che ho ritenuto davvero degna di poter esser presa come fonte di ispirazione .